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La Ligue 1 è un campionato senza gerarchie prestabilite

Calcio EsteroLa Ligue 1 è un campionato senza gerarchie prestabilite

La Ligue 1 non è come gli altri grandi campionati europei: nonostante l’apparente strapotere del PSG, ogni stagione è aperta a sorprese, con le contendenti che spesso cambiano.

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Ogni lega ha le sue favorite d’obbligo, le sue “grandi”: la Serie A ha tradizionalmente Juventus, Milan e Inter; la Liga Real Madrid e Barcellona; la Premier League ha Manchester United, Liverpool, Arsenal e – insomma – un bel numero di squadre. La Ligue 1, invece, è l’unico dei grandi campionati europei senza gerarchie prestabilite, né a livello storico né attualmente.

È vero che dal 2011 l’approdo della famiglia reale del Qatar a Parigi ha chiaramente alterato gli equilibri della competizione, ma non in maniera così netta come ci si sarebbe aspettato, e questa stagione – con il PSG terzo a tre punti dalla vetta – ne è la conferma.

Un campionato senza Grandi

Basta guardare l’albo d’oro della Ligue 1 per rendersi conto dell’anomalia del campionato francese: in quasi 90 anni di storia, un solo club è arrivato in doppia cifra coi titoli vinti, ovvero il Saint-Etienne, che ha dieci trofei in bacheca. Il Real Madrid, per dire, ne ha 34; il Bayern Monaco 30; la Juventus 36; il Manchester United 20. In Inghilterra, Italia e Spagna, sono tre le squadre che hanno vinto almeno dieci campionati.

In compenso, il Saint-Etienne non è campione nazionale dal 1981, ed è oggi considerato una nobile decaduta. Alle sue spalle, nella classifica storica, ci sono il PSG (che però fino al 2013 era fermo a due titoli) e l’Olympique Marsiglia, che viene da stagioni abbastanza travagliate e anonime.

La Ligue 1, per intenderci, è un campionato che vive di cicli più o meno brevi o improvvisi, e di piccole significative realtà. Il Saint-Etienne ha costruito i suoi successi tra la fine degli anni Cinquanta e la fine dei Settanta sui dettami di Jean Snella e poi del suo allievo Robert Herbin. Similarmente, il Nantes (8 titoli) ha fatto la stessa cosa in maniera meno continuativa tra il 1965 e il 2001 attraverso quattro distinti cicli, corrispondenti ad altrettanti allenatori uno l’allievo dell’altro (con l’eccezione di Jean Vincent).

Tra il 1949 e il 1962, lo Stade Reims visse un’epoca straordinaria che portò sei scudetti e due finali di Coppa dei Campioni, edificata interamente sulla figura dell’allenatore Albert Batteux. Decenni dopo, l’Olympique Lione si impose come una potenza assoluta con sette campionati consecutivi (record tutt’ora imbattuto), pur cambiando di frequente allenatori e giocatori, ma avendo come elemento unitario il presidente Jean-Michel Aulas.

La Ligue 1 degli ultimi tempi

L’avvento dei petroldollari qatarioti ha trasportato un’eterna incompiuta coma il Paris Saint-Germain – squadra sempre dotata di grande potenziale economico e dal vastissimo bacino di pubblico, ma raramente vincente – in cima alle gerarchie del calcio francese. Ma il percorso dei parigini è stato più difficoltoso di quanto ci si sarebbe immaginato.

 

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La Qatar Investment Authority è sbarcata in Francia nell’estate del 2001, investendo subito grosse somme per rafforzare la rosa, ma la sua prima stagione è stata disastrosa: nonostante in panchina ci fosse un grande allenatore come Carlo Ancelotti, il PSG perse il campionato contro la meteora Montpellier, priva di stelle e quasi senza soldi. Di nuovo, nel 2016, i parigini furono sconfitti dal Monaco, un club infarcito di giocatori giovanissimi che stava affrontando una crisi economica.

A parte questo, non è mai stato chiaro chi fossero le “grandi” nell’ultimo decennio del campionato francese, tolto il punto fermo del PSG. Nelle prime tre posizioni si sono infatti alternate Lille, Marsiglia, Lione, Montepellier, Monaco, Nizza e Rennes, oltre ovviamente ai parigini: in nessun’altra lega europea di primo piano si è avuto un così forte ricambio ai vertici.

La competizione nella Ligue 2020/21

La favorita d’obbligo dovrebbe essere il PSG, ma la sua stagione sta andando avanti tra molti alti e bassi, dopo il difficile inizio con la sconfitta interna contro il Marsiglia: a metà campionato è già a 5 sconfitte, e con un’altra stabilirebbe un record da quando si è insediata la nuova proprietà. Questa situazione ha portato alla cacciata di Thomas Tuchel, sostituito da Mauricio Pochettino.

Lo stesso Marsiglia, che espugnando il Parco dei Principi era sembrato poter tornare ad ambire a uno scudetto che manca dal 2010, si è poi liquefatto, e si trova attualmente nono con uno spogliatoio spaccato e con la grana delle dimissioni di Villas-Boas, in polemica aperta con la società.

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La lotta per il titolo è così aperta a quattro squadre, una situazione insolita viste le ultime stagioni, dove almeno il primo posto pareva blindato in partenza. Oltre al PSG, assistiamo ai ritorno di due vecchie glorie: il Lione di Rudi Garcia sta dando seguito all’ottimo finale di stagione dell’anno scorso, quando eliminò la Juventus; mentre finalmente torna ad affacciarsi all’alta classifica il Monaco, che sta ottenendo risultati molto sopra le aspettative.

Ma è il Lille, primo in Ligue 1, ad attirare il maggiore interesse. Una squadra giovane e costruita senza grande esborso di denaro, che è passata attraverso una crisi economica e un cambio di proprietà senza cedere minimamente il passo alla avversarie. E oggi, tra la crisi del PSG e l’incertezza generale del campionato, potrebbe capitalizzare la crescita dei suoi talenti bissando celebrando del decennale del suo primo campionato con un nuovo scudetto.

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