Terremoto in casa Juve Stabia. La Procura di Napoli ha disposto l’amministrazione giudiziaria del club campano, che milita in Serie B, nell’ambito di un’inchiesta su presunte infiltrazioni mafiose. Il provvedimento, firmato in base all’articolo 34 del Codice Antimafia, prevede la gestione controllata dei beni e delle attività economiche della società, in attesa di ulteriori sviluppi investigativi.
Il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha descritto la situazione come «un quadro generale preoccupante, un caso scuola», parlando di una presunta «subordinazione alla camorra» da parte della società, in particolare ai clan D’Alessandro e Imparato. Melillo ha ricordato che «si tratta del terzo caso in Italia dopo quelli del Foggia e del Crotone». Parole dure, che delineano un’indagine destinata a far discutere per la gravità delle accuse e per la posizione del club nel calcio professionistico.
Durante la conferenza stampa, il procuratore Nicola Gratteri ha fornito ulteriori dettagli: «Gli spostamenti della squadra, la sicurezza, il beveraggio, la gestione dei biglietti: tutto era nelle mani della camorra». Gratteri ha aggiunto: «La Juve Stabia è una società che milita in Serie B, e questo fa scalpore». Sul campo, la formazione allenata da Ignazio Abate resta sesta in classifica con 13 punti, frutto di tre vittorie, quattro pareggi e una sola sconfitta. Ma l’indagine giudiziaria rischia di pesare in modo significativo sul futuro sportivo e societario del club.



