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Jeda a MDR: “Cagliari, mi aspettavo di più. Che rischio tenere Nandez”

In Primo PianoJeda a MDR: "Cagliari, mi aspettavo di più. Che rischio tenere Nandez"

Tra i tanti attaccanti, italiani e non, che hanno girato il nostro Paese cambiando tante maglie, sicuramente uno dei più talentuosi è stato il brasiliano Jeda. Ricordato ovunque con affetto e ammirazione, a Cagliari il carioca ha lasciato il cuore grazie a prestazioni notevoli e un grande attaccamento alla maglia.

Lo abbiamo intervistato in esclusiva per la nostra testata per parlare proprio dell’inizio di questa stagione del Cagliari e di come mai il progetto della nuova proprietà sembri ancora in una fase di stand-by.

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Jeda a MDR: “Cagliari, mi aspettavo qualcosa in più dal mercato. Rischioso tenere Nandez, bisogna volare bassi”

Calciomercato e inizio campionato: che Cagliari ha visto?

“Il mercato del Cagliari è stato buono ma non moltissimo, mi aspettavo qualcosa in più sinceramente. In particolare mi sarei aspettato chiaramente il ritorno di Nainggolan, perché è un giocatore forte che conosce l’ambiente e qui si è trovato bene, quando è tornato a Cagliari è rinato e ha dato una mano alla squadra nonostante un anno travagliato. Mi sarei aspettato anche un altro difensore di livello e un attaccante forte da affiancare a Pavoletti o per farci la staffetta. Non mi dispiace il fatto che abbiano preso Keita, che però è un’ala. Quindi per come gioca il Cagliari, a meno di un cambio di modulo, potrebbe non avere gli effetti sperati. Insomma, mi sarei aspettato una pedina più importante davanti e un difensore.

Poi, a livello di approccio, la prima partita non mi è piaciuta. Il Cagliari ha affrontato lo Spezia ma mi ha trasmesso l’idea di non aver capito bene le problematiche dell’anno scorso. Non sono dei giovincelli della Serie A ma una squadra che conta, abituata a queste competizioni e a certi palcoscenici. Invece sembrava lo Spezia la squadra vissuta. L’approccio non mi è piaciuto, ovviamente parliamo delle prime 2 partite quindi c’è tempo per migliorare. Però sinceramente non mi sono piaciuti, nella seconda gara ovviamente è diverso perché gli avversari del Cagliari non devono essere sul livello del Milan ma sicuramente con lo Spezia era uno scontro diretto. E se non li vinci in casa è male. Per una questione di atteggiamento non ho apprezzato ma sono convinto e spero si tratti solo di una fase iniziale”.

Durante il mercato ha tenuto banco la situazione di Nandez. Cosa può succedere a un calciatore quando vuole andare via ma poi è costretto a restare.

“Faccio una premessa. La situazione di Godin, che era di peso per l’ingaggio, è stata fatta rientrare molto bene dal Cagliari perché il giocatore ha manifestato la volontà di restare. Si è vista la volontà di continuare e voler dimostrare qualcosa, un comportamento molto bello. Si è anche spalmato l’ingaggio e si sapeva che avesse un ingaggio importante per il Cagliari. Hanno trovato un accordo ed è una bella cosa. Da qui mi collego a Nandez.

La vicenda non mi convince tanto, perché quando un giocatore è sul punto di andare (a un certo punto sembrava praticamente ceduto) e poi deve rimanere perché non sono arrivate offerte giudicate congrue da un lato ha ragione il club perché non vuole svendere un giocatore costato tanto, questo è giusto. Però è chiaro che bisogna stare molto attenti a queste situazioni perché non vorrei nascessero strascichi pesanti. Tenere un giocatore contro la sua volontà e fargli rispostare di nuovo la causa mi auguro non porti problemi. Spero che rimanga volentieri a dare una mano, con l’auspicio che poi possa trovare condizioni migliori altrove. Altrimenti sarà un peso, non è una situazione positiva. Fossi stato il Cagliari avrei trovato il modo di farlo andare via per evitare una situazione così. Lui è un giocatore importante e deve dare un contributo importante. Se entri in campo senza piglio e motivazione poi diventa una roba complicata”.

Pavoletti può rilanciarsi come bomber da 20 gol e magari, sfruttando il momento poco felice delle prime punte azzurre, riproporsi anche per la Nazionale?

“Dipende molto da lui, dal lavoro che farà e dal momento di forma. Non bisogna mai darsi per vinto o persi, pensare che non ci sia chance. Lui è un attaccante importante, il discorso Nazionale ovviamente dipende molto dal rendimento nel club. Io mi auguro che lui possa pensarci, sarebbe una bella motivazione. L’Italia ha un grosso problema nel trovare la rete in questo momento, avere un Pavoletti in più sarebbe una soluzione. Mi auguro che ci riesca perché vorrebbe dire anche che il Cagliari sta facendo bene. Lui ha un fisico che non è facile da gestire e deve ancora recuperare bene dagli infortuni, ci vuole tempo e gli anni passano. Ci sono una serie di fattori ma mi auguro – e penso che lui stia molto bene a Cagliari – che possa portare le responsabilità dell’attacco sulle sue spalle. Servono i gol, non si può pretendere che li faccia sempre e solo Joao Pedro”.

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Secondo lei, come mai il progetto del Cagliari non è decollato nonostante alcune campagne acquisti di alto livello?

“Ho un grande amore per la piazza ma a volte bisogna volare bassi, le cose si conquistano sul campo e non fuori. Personalmente mi aspettavo che il Cagliari, per gli investimenti fatti in questi anni, facesse dei campionati molto diversi rispetto (per esempio) a quello dell’anno scorso, in cui ha rischiato clamorosamente di andare pure in Serie B. Serve stare molto attenti a far passare un certo tipo di messaggio ai tifosi perché poi la piazza si aspetta altro. Magari più avanti si possono porre degli obiettivi per crescere e agganciare l’Europa. Se ci sono cambiamenti non si può pretendere che tutto accada pronti-via. La società ha sbagliato perché credeva che prendendo i nomi avrebbe fatto un campionato devastante. Poi si sono un po’ seduti sugli allori. Ma se non lavori sul campo non hai risultati e io lo so bene.

Prima di sbandierare certi obiettivi bisogna stare attenti a dire certe cose, bisogna prima lavorare e vedere cosa succede in campo. Il Cagliari ha sbagliato l’approccio, si pensava che con il mercato fatto si potesse andare in Europa e invece non è stato così. Anzi, lo sbaglio stava costando caro. Detto questo, faccio comunque i miei complimenti al presidente Giulini perché dopo la gestione Cellino sta gestendo il Cagliari con attenzione e con un progetto”.

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