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Dal 2012 ad oggi: come sono cambiate Italia e Spagna

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Italia e Spagna si sfideranno martedì sera nella semifinale degli Europei, a nove anni di distanza da quella finale persa dagli azzurri contro le Furie Rosse. Da allora, tante cose sono cambiate.

Ancora Italia-Spagna. Come negli ottavi di finale del 2016, come nei quarti del 2008, e soprattutto come nella finale del 2012. La semifinale di martedì sera sarà una grande occasione per gli azzurri per ottenere una rivincita, covata nove anni, per quella finale che ancora brucia. Un match completamente a senso unico, in cui una Spagna spumeggiante ha strapazzato un’Italia stremata 4-0. Da quella notte tantissime cose sono cambiate: Italia e Spagna ora tornano a sfidarsi, a un passo dall’atto finale dell’Europeo. Proviamo a tirare le somme dei cambiamenti vissuti dalle due squadre negli ultimi nove anni.

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L’Italia: dal 2012 al 2021

Euro 2012 rappresentava una grande occasione di riscatto per gli azzurri. L’Italia veniva dal fallimenti del Lippi-bis nel mondiale sudafricano. Dall’umiliazione per l’eliminazione in un girone oggettivamente semplice, contro Slovacchia, Paraguay e Nuova Zelanda. Dopo l’addio di Lippi, è toccato a Prandelli prendere le redini di una Nazionale in difficoltà, trovando però energie e risorse che sembravano impossibili da rimediare.

Contro ogni pronostico, l’Italia arriva alla finalissima di Euro 2012, eliminando ai rigori l’Inghilterra ai quarti e in semifinale la Germania con una strepitosa doppietta di Balotelli. Al cospetto della Spagna campione del mondo, fermata sul’1-1 nel girone, l’Italia crolla, provata dalle fatiche che l’hanno portata in finale. Le Furie Rosse vincono 4-0, gettando un’ombra su un ottimo Europeo giocato dagli azzurri.

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L’Italia del 2012 era una squadra molto interessante, con delle importanti individualità. Buffon in porta, il trio Barzagli-Bonucci-Chiellini dietro e quello De Rossi-Pirlo-Marchisio a centrocampo. Soprattutto però il tandem d’attacco Cassano-Balotelli, probabilmente i due attaccanti qualitativamente più incompiuti del nostro calcio. In Polonia e Ucraina la coppia funziona a meraviglia, guida gli azzurri in finale. Purtroppo però sul più bello smette di funzionare, un ritratto perfetto delle carriere dei due giocatori.

Dal 2012 l’Italia lentamente si sfalda, perde quelle individualità che aveva e non riesce più a creare un gruppo squadra affiatato (tranne che per la parentesi Conte). Poi l’arrivo di Mancini, che costruisce la Nazionale dalle fondamenta, puntando su un gruppo solido e qualitativamente molto valido. A differenza del 2012 però, le individualità non guidano la squadra, ma sono al servizio di essa. Questa è la grande differenza tra le due squadre: nel 2012 i singoli erano trascinanti e decisivi, più importanti del collettivo. Ora i singoli sono trascinati e calati in un contesto di squadre che è più importante delle individualità.

La Spagna dal 2012 al 2012

Nell’estate 2012, le Furie Rosse erano al culmine del loro periodo d’oro. A Kiev, battendo 4-0 l’Italia, firmano il terzo successo consecutivo, dopo Euro 2008 e il mondiale del 2010. L’Europeo del 2012 rappresenta il colpo di coda di una Nazionale che poi, negli anni avvenire, farà una fatica tremenda. A cominciare dal mondiale del 2014, quando la Spagna viene eliminata ai gironi.

Questo Europeo ha sancito, pur tra mille difficoltà, il ritorno della Spagna, che torna a superare gli ottavi di finale di una competizione importante proprio dal 2012. Le Furie Rosse sono una squadra in parte stravolta rispetto al 2012, ma in parte con un legame ancora saldo con quella squadra che ha vissuto un periodo d’oro di dominio incontrastato.

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Il gioco dominante è ancora il tratto distintivo della Spagna, ma le Furie Rosse non hanno più a disposizione un patrimonio tecnico come negli anni tra il 2008 e il 2012. La Spagna di oggi è una buona squadra, senza però individualità di prim’ordine come potevano essere i vari Iniesta, Xavi e Sergio Ramos. È una squadra meno stellare, più operaia. Il gruppo è la cosa più importante per la Spagna, lo era allora, ma lo è ancora di più adesso.

La differenza qualitativa però si sente. La Spagna non ha giocato un grandissimo Europeo finora, al 90′ ha vinto appena una gara, quella contro la Slovacchia. Ha sempre saputo però reagire alle difficoltà e trovare risorse anche nei momenti più difficili: dopo nove anni la Spagna ha imparato finalmente a soffrire e questo è il cambiamento principale dal 2012 ad oggi.

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