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Gulacsi contro Orban: il sostegno del portiere alla causa LGBT+

CuriositàGulacsi contro Orban: il sostegno del portiere alla causa LGBT+

Gulacsi, noto portiere ungherese che gioca in Germania, sui social si è schierato contro le recenti leggi omofobe del governo del suo paese

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Peter Gulacsi è diventato, in questi anni, uno dei portieri più noti in Europa, in particolare grazie alle prestazione degli ultimi sei anni con la maglia del RB Lipsia. A 30 anni, è ormai un portiere ritenuto affidabile sia con le mani che coi piedi, e seguito da vari club europei, tra cui anche l’Inter.

Ma negli scorsi giorni ha fatto parlare molto di sé per via di un importante messaggio sociale, in decisa controtendenza rispetto a quello che succede nel suo paese d’origine, l’Ungheria. Gulacsi si è infatti schierato contro la discussa legge sulle adozioni del governo di Viktor Orban, considerata fortemente discriminatoria verso la comunità LGBT+.

Il messaggio di Gulacsi

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Il portiere nativo di Budapest ha infatti pubblicato sui propri social una foto scattata assieme a sua moglie Diana Vigh, modella ungherese con cui è sposato da quattro anni. Entrambi mostrano il palmo delle proprie mani, su cui è raffigurato il disegno stilizzato di una famiglia: due figure più grandi e una più piccola, senza nessuna distinzione di sesso.

 

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Questo simbolo è usato in Ungheria dalla comunità LGBT+ per rivendicare il diritto alla famiglia, fortemente osteggiato da una recente legge del governo, che ha confermato la tendenza omofoba del potere politico ungherese.

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Tutti hanno diritto all’uguaglianza. Ogni bambino ha il diritto di crescere in una famiglia felice, qualsiasi essa sia, e non può essere un problema” ha scritto Gulacsi sui social, a corredo della fotografia.

L’omofobia in Ungheria

L’Ungheria ha approvato leggi in favore della comunità LGBT+ fin dagli anni Novanta, ma le cose sono cambiate nell’ultimo decennio. Nel 2010, un lungo periodo di governi socialdemocratici è stato interrotto dall’elezione di Viktor Orban, un politico populista di destra che era già stato primo ministro tra il 1998 e il 2002.

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Orban ha fatto discutere fin da subito per le sue politiche fortemente conservatrici, nazionaliste e repressive. E ovviamente anche per le progressive limitazioni dei diritti LGBT+: la nuova costituzione approvata nel 2012 ha limitato il matrimonio solo alle coppie eterosessuali; nell’aprile 2020, una legge ha vietato la possibilità di cambiare il proprio genere giuridico, opponendosi chiaramente alle richieste della comunità transgender.

Ma la legge a cui si oppone Gulacsi risale al dicembre 2020, quando il governo Orban ha deciso di modificare ulteriormente la costituzione inserendo un articolo che sancisce la famiglia come composta da un padre maschio e una madre femmina, e vincola il sesso di un individuo a quello di nascita. In unione a un’altra legge che limita le adozioni alle coppie sposate, l’Ungheria ha di fatto vietato alle coppie LGBT+ il diritto alla famiglia.

Calcio e politica in Ungheria

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La posizione di Peter Gulacsi ha ovviamente sollevato molte polemiche contro di lui nella destra ungherese. Anche perché il calcio è stato usato dal governo Orban come un importante strumento di soft-power finora: lo Stato ha compiuto grandi investimenti sullo sport, che hanno portato all’emergere di un talento come Dominik Szoboszlai.

Gli sforzi politici verso il calcio hanno dato anche altri risultati concreti, come le qualificazioni della Nazionale agli ultimi due Europei (oggi, l’Ungheria è allenata da un italiano, Marco Rossi, che si è spesso espresso in favore di Orban) e il ritorno di un club ungherese alla fase a gironi della Champions League, avvenuto in questa stagione col Ferencvaros.

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Al momento, Gulacsi è una delle poche voci fuori dal coro nel calcio ungherese. Non l’unica, però, almeno sul fronte della battaglia per i diritti LGBT+: sui social, lo stesso gesto è stato replicato il giorno dopo da Zsanett Jakabfi, 31enne centrocampista del Wolfsburg e della Nazionale femminile.

 

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