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Granada, una outsider per l’Europa League?

Calcio EsteroGranada, una outsider per l'Europa League?

Il Granada ha bagnato l’esordio assoluto ai gironi di Europa League con una vittoria. Ma il progetto andaluso va avanti da tempo

Lo sapete chi è il marcatore tesserato per un club spagnolo più longevo d’Europa? Fino a ieri, Ferenc Puskas, ma il campione ungherese – che rimarrà tale, ma per ben altri motivi – da qualche ora non lo è più. È stato superato da Jorge Molina, attaccante del Granada: alle soglie dei 39 anni, l’ex punta del Getafe ha segnato la prima storica rete degli andalusi in una fase a gruppi di Europa League.

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Lo ha fatto in uno stadio pressante come quello del PSV, nella serata in cui un altro campione un po’ dimenticato, Mario Gotze, aveva ritrovato la via della rete. Molina, in gol a 38 anni e 183 giorni, non doveva nemmeno essere in campo, ma si è ritagliato il posto da titolare solo dopo che il club aveva comunicato la positività al Coronavirus di Roberto Soldado. Lui ha ringraziato e fatto ciò che sa fare meglio: “Sono contento di aver aiutato la squadra a vincere” ha dichiarato, “ce lo meritavamo”.

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Granada, la creatura di Diego Martinez

Il Granada è andato sotto, poi ha pareggiato grazie al graffio di Jorge Molina e, mentre il PSV si gettava in avanti alla ricerca del nuovo vantaggio, ha trovato il gol vittoria con Darwin Machis. Il venezuelano, con una giocata estemporanea, ha zittito il già silenzioso Philips Stadium: palla ricevuta sulla linea laterale sinistra, finta a rientrare e tiro a giro sul secondo palo. Imparabile per chiunque, ovviamente, ma anche liberatorio per un Granada che, fino a quel momento, aveva raccolto meno di quanto meritato.

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Diego Martinez è l’artefice di un (quasi) triennio magico: dopo aver riportato gli andalusi in Liga, da neopromosso è riuscito a spingersi fino al settimo posto e poi, dopo aver brillantemente superato i preliminari, ha esordito alla grande al cospetto di un’avversaria di grande tradizione. Classe 1980, è uno degli allenatori più giovani di Spagna e il suo nome è legato a doppio filo alla città di Vigo, dove è nato e cresciuto.

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Martinez ha smesso di giocare molto giovane e, nel 2009, ha incrociato la propria strada professionale con Ramon Monchi, che lo ha convinto ad accettare il Siviglia per fargli ricoprire il ruolo di allenatore della filial. Poi Osasuna e, nel 2018, Granada. Dopo la promozione, Martinez si è guadagnato il soprannome di ‘sciamano’, perché prima del suo arrivo gli andalusi arrivavano da anni di vacche magre e, con un tocco di magia, il tecnico ha invertito la tendenza.

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Il Granada è anche conosciuta come la società che, per un breve periodo, è stata gestita dalla famiglia Pozzo. All’interno di un processo di differenziazione degli investimenti, il patron dell’Udinese – oltre al Watford – si era buttato anche sul mercato spagnolo. Dopo aver fallito l’assalto all’Espanyol, infatti, nel 2009 i Pozzo comprano il Granada e, in seguito a 35 anni di completo anonimato, ottengono due promozioni consecutive, riportando la squadra in Liga.

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Però le cose non funzionano come dovrebbero: i biancorossi diventano un po’ il serbatoio degli altri club di famiglia, la piazza non condivide la gestione di Gino Pozzo che, dopo essere riuscito a mantenere la squadra nella massima serie per una sola stagione, precipita nuovamente agli inferi. Il Granada diventa un peso e nel 2016 viene ceduto ai cinesi della Desports Group, una holding finanziaria con a capo Jiang Lizhang, di recente infilatosi anche nel Parma.

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Mercato e intuizioni intelligenti

Il Granada del nuovo corso cinese testimonia come, anche in una piccola realtà, si possa fare del buon calcio che sia anche economicamente sostenibile. Nel primo mercato post promozione sono stati spesi solo 8 milioni di euro, puntando forte sullo zoccolo duro in grado di conquistare la risalita e implementandolo con alcuni ritocchi nelle zone delicate. Per esempio, in attacco è arrivato Roberto Soldado a parametro zero: il centravanti, seppure in fase calante, ha saputo comunque dare un buon contributo alla causa.

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Al bomber hanno fatto compagnia Domingos Duarte, centrale protoghese acquistato per 3 milioni di euro dallo Sporting, l’ex romanista Maxime Gonalons e Darwin Machis, col quale Martinez ha sempre avuto un rapporto un po’ conflittuale. Dalla squadra riserve è stato promosso l’interessante terzino sinistro Carlos Neva, mentre dal Manchester City è arrivato Yangel Herrera. Il centrocampista venezuelano è senza dubbio la stella della squadra.

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Classe 1998, gioca indifferentemente davanti alla difesa o da trequartista, a seconda dell’esigenza del momento. Inoltre, ha caratteristiche straordinarie in inserimento e fase realizzativa. Per Martinez è l’uomo chiave, utile a scardinare le difese in match bloccati grazie ai suoi movimenti verticali a spaccare le linee. A Herrera, visto il traguardo raggiunto, sono stati implementati altri ottimi singoli, tutti però anagraficamente giovani e tatticamente funzionali.

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Milla ma non solo: il Granada valorizza talenti

Quest’anno, nella categoria dei calciatori da tenere sott’occhio, troviamo Luis Milla, centrocampista acquistato dal Tenerife ed elemento totale. Le sue geometrie, i suoi cambi e la visione di gioco gli hanno permesso di ritagliarsi subito un posto da titolare nello scacchiere tattico di Don Diego. Poi c’è Luis Suarez, solo omonimo del Pistolero oggi in forza all’Atletico Madrid: colombiano, forte, prolifico nella scorsa stagione alla Real Saragozza.

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Suarez è un’ottima alternativa a Molina e Soldado, ma può partire da posizione più esterna. Kenedy, Nehuen Perez e Jesus Vallejo sono invece arrivati in prestito, per rimpolpare una rosa che ormai non può più pensare solo alla salvezza. Tra i calciatori storici, il Granada annovera il portiere portoghese Rui Silva – tra i migliori della scorsa Liga – e il centrocampista Angel Montoro, altro bel ragionatore della mediana. Con queste premesse, sognare una buona cavalcata in Europa potrebbe non essere utopia.

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