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Felipe Anderson, l’ex-gioiello della Lazio ha scelto il Porto

Calcio EsteroFelipe Anderson, l'ex-gioiello della Lazio ha scelto il Porto

I tifosi della Lazio ricordano Felipe Anderson come uno dei giocatori più brillanti della recente storia biancoceleste, ma in Inghilterra per lui le cose non sono andate benissimo. Ora ripartirà dal Porto.

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Cedendolo al West Ham nell’estate del 2018, la Lazio realizzò una delle sue migliori plusvalenze: comprato per 7,5 mlioni di euro, era stato rivenduto a 38. Se, da allora, la società biancoceleste è entrata nel periodo d’oro di Simone Inzaghi, il brasiliano non è riuscito a sfondare in Premier League, e negli ultimi giorni ha dovuto a svolta alla sua carriera trasferendosi in prestito ai campioni di Portogallo.

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Felipe Anderson: dal Santos alla Lazio

Quando arriva alla Lazio, nell’estate del 2013, Felipe Anderson ha appena 20 anni ma di lui si fa già un gran parlare: Igli Tare lo ha inseguito per mesi, riuscendo infine a portarlo a Roma per una cifra che, per certi versi, rappresenta quasi un affare. Il brasiliano arriva da Santos, decisamente il club più suggestivo del Brasile quando si parla di attaccanti, dove era il socio fidato di Neymar, che contemporaneamente si è trasferito al Barcellona per un cifra stimata di quasi 90 milioni.

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Padre spazzino e madre casalinga, più altri quattro fratelli: la vita di Felipe Anderson nei sobborghi di Brasilia è stata molto complicata, “Papà e mamma si massacravano per arrivare a fine mese. Non avevamo mai un soldo in tasca, ci aiutavamo con i nostri amici poveri. Così ho imparato a svegliarmi ogni giorno per essere il migliore.” Come per tanti ragazzi del paese, il calcio è stato la sua salvezza: a 14 anni è entrato nelle giovanili del Santos, tre anni dopo ha fatto il suo esordio in prima squadra.

Sebbene sia sempre rimasto un po’ nell’ombra di Neymar,  la sua crescita nelle gerarchie del club è rapida, rendendolo in breve uno degli elementi più determinanti di una grandissima squadra, nella quale giocano pure anche Edu Dracena, Rafael, Ibson e Ganso. Con il Santos, Felipe Anderson vince due campionati paulisti e la Copa Libertadores, andando a contendere il Mondiale per Club al Barcellona.

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Felipe Anderson: la consacrazione in Italia

La Lazio è reduce da diverse stagioni importanti, e in quella precedente ha vinto la Coppa Italia e raggiunto i quarti di finale di Europa League. In Brasile, Felipe Anderson ha finora sempre giocato come trequartista centrale, affiancato da Neymar e svariando su tutta la linea d’attacco, motivo per cui Petkovic ritiene di poterlo facilmente adattare ad ala destra. L’ambientamento nel nuovo ruolo è lento, complice anche il licenziamento del tecnico svizzero e l’arrivo di Reja, così il brasiliano passa una prima stagione in chiaroscuro.

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Ma nel 2014-15, con Pioli allenatore, Felipe Anderson esplode e diventa il trascinatore della Lazio a una finale di coppa nazionale e a uno strabiliante terzo posto in Serie A, miglior risultato dei biancocelesti dal 2007, e mette a curriculum 10 gol e 8 assist. Il derby dell’11 gennaio 2015 è una delle sue migliori prestazioni, con la Lazio che pareggia 2-2 contro la Roma e il brasiliano che prima serve l’assist per il gol di Mauri, e poi firma lui stesso il raddoppio.

Le sue successive prestazioni nel club romano continuano a essere di altissimo livello: esordisce in Champions League, raggiunge un’altra finale di Coppa Italia e, nel 2018, vince la Supercoppa italiana. In totale, fa registrare 34 gol e 39 assist in biancoceleste; in più esordisce con la maglia del Brasile e conquista l’oro olimpico di Rio. A 25 anni, Felipe Anderson è uno dei migliori giocatori della Serie A.

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West Ham: una scelta rivedibile

Nell’estate del 2018, sono già un paio d’anni che il brasliano ha capito che la Lazio inizia a stargli stretta. Ci sono interessamenti di varie squadre, tra cui il Milan, ma le richieste di Lotito sono molto alte e l’unica offerta seria arriva dal West Ham. La Premier League è sicuramente una destinazione affascinante, e gli Hammers sono ansiosi di uscire dalla propria crisi: nel 2016 hanno chiuso settimi, ma un anno dopo sono scivolati all’undicesimo posto e sono usciti ai play-off di Europa League, e nell’ultima stagione sono arrivati tredicesimi.

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La voglia di riprendersi è grande, e sul mercato non si bada a spese, per accontentare il nuovo allenatore Manuel Pellegrini: oltre ad Anderson, arrivano Fabianski, Issa Diop, Nasri, Wilshere, Lucas Perez e Yarmolenko. Il West Ham mette giù una squadra che può sicuramente puntare a un posto nelle coppe, e il brasiliano è al centro del progetto.

Le prestazioni di Felipe Anderson sono buone, anche se diverse dal solito (serve appena 5 assist, ma in compenso segna 10 reti tra campionato ed FA Cup), ma la squadra non riesce a convincere, e si ferma a un deludente decimo posto in Premier. La stagione successiva, le cose precipitano, e a fine anno Pellegrini viene esonerato e sostituito da David Moyes. Il tecnico scozzese non lo vede, e inizia a limitare il suo impiego; il West Ham si salva, ma Felipe Anderson è ormai ai margini della rosa.

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Ricominciare dal Porto

Con solo due minuti giocati in questa Premier League, il brasiliano ha capito che per lui era meglio cambiare aria. Al Porto si confronterà con una squadra dalla forte identità tattica, che predilige il gioco tecnico e sugli esterni, grazie al quale Sergio Conceição ha riportato i Dragões ai vertici del calcio lusitano, vincendo due campionati, una Taça de Portugal e un Supercoppa negli ultimi tre anni.

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Una squadra, però, che ha perso tre cardini come Danilo Pereira, passato al PSG, Alex Telles, neo-acquisto del Manchester United, e Tiquinho Soares, ora in Cina al Tianjin Teda, oltre che ovviamente l’astro nascente Fabio Silva, per cui il solito Wolverhampton ha sborsato 40 milioni. Per contro, le uniche vere entrate sono state le due scommesse Zaidu Sanussi ed Evanilson, mentre tutte le altre novità sono arrivate in prestito (Malang Sarr, Marko Grujic, lo stesso Felipe Anderson).

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Il centrocampista brasiliano ha sicuramente l’abilità per alzare notevolmente il tasso tecnico di una squadra che è chiamata a raggiungere almeno gli ottavi di Champions (visto l’abbordabile girone con City, Marsiglia e Olympiakos), e il Porto è probabilmente uno degli ambienti migliori in cui un talento come quello di Felipe Anderson possa ritrovarsi. Se lo augurano i Dragões, che sabato hanno perso clamorosamente in casa contro il Maritimo e ora si ritrovano già a inseguire il Benfica in campionato.

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