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Lo scontro tra grandi e piccole su fondi e diritti tv della Serie A

Serie ALo scontro tra grandi e piccole su fondi e diritti tv della Serie A

Tra diritti tv e fondi, le strategie per il futuro economico della Serie A sono ancora in alto mare, con uno scontro aperto tra grandi e piccole

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È scontro aperto tra i club di Serie A sul fronte dei diritti tv del campionato. Anche se i dirigenti cercano di minimizzare, la lite che giovedì scorso ha portato alle mani il presidente del Genoa Preziosi e il vicepresidente dell’Udinese Campoccia racconta una realtà ben diversa.

Il duello attorno al futuro economico della Serie A presenta due fronti abbastanza chiari, quello delle cosiddette big contro le più piccole realtà del campionato. Calcio & Finanza ha pubblicato un articolo che spiega la situazione: vediamo cosa sta succedendo in Serie A.

I due schieramenti e i fondi di private equity

Napoli e Lazio non sono mai state favorevoli all’ingresso dei fondi di private equity nel sistema dei diritti tv del calcio italiano. Attorno a loro si è formato un gruppo di scettici, se non proprio contrari, di cui fanno sostanzialmente parte le principali società del campionato: Inter, Juventus, Milan, Fiorentina, Atalanta, Cagliari, Verona e Udinese. Principali non tanto (o non solo) per i risultati sportivi, ma per il giro di affari.

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Questi club ritengono che le condizioni poste dai fondi (la cordata CVC-Advent-FSI) siano troppo stringenti, e preferirebbero ritardare ulteriormente la decisione. Per contro le altre società (Roma, Torino, Bologna, Sassuolo, Parma, Genoa, Sampdoria, Benevento, Crotone e Spezia) sono quelle maggiormente interessate agli introiti della nuova media company, avendo generalmente più bisogno di nuove fonti di guadagno sicure.

In questo secondo gruppo, spicca la posizione della Roma, che sembra stonare con il resto dello schieramento. Secondo indiscrezioni di Calcio & Finanza, ciò si dovrebbe a Guido Fienga, amministratore delegato giallorosso e molto interessato a un ruolo nella futura media company.

Cosa c’entra l’asta sui diritti tv

I diritti tv veri e propri (cioè, la questione della vendita dei diritti tv per il prossimo triennio, svincolata da quella della media company) sono divenuti il terreno di scontro tra le due fazioni della Serie A. I piccoli club accusano i grandi di aver volutamente scelto di congelare l’accordo con i fondi di private equity e, pertanto, hanno deciso di usare l’asta per i diritti tv come arma negoziale.

Bloccando l’asta, impedendo quindi che si trovi un accordo, le piccole vogliono forzare la mano alle big per riprendere e portare a conclusione la trattativa con CVC-Advent-FSI, per poi riprendere anche quella sui diritti tv.

I motivi dello scontro

La lite tra Preziosi e Campoccia ha un’origine precisa: il presidente del Genoa avrebbe fatto domande provocatorie a Campoccia sulla questione dell’ingresso dei fondi di private equity nella media company del campionato (Campoccia fa parte della commissione che gestisce i negoziati). Della faccenda si discute da tempo, ma non tutti i club sono d’accordo nel cedere a soggetti terzi così tanto potere decisionale del progetto della media company.

A questi dubbi si è aggiunto il fatto che l’asta per i diritti tv, sebbene ancora non abbia portato a una decisione, ha già fatto registrare un aumento dell’offerta ricevuta dalla Lega Serie A: Dazn, attualmente in vantaggio su Sky, ha infatti proposto 900 milioni, 200 in più di quanto si aspettavano i club. Così, alcuni stanno pensando di riconsiderare la questione dei fondi di private equity, il cui investimento ora appare meno necessario.

A ciò si aggiunge una clausola dell’accordo con i fondi, che prevede la responsabilià diretta di ogni società per qualsiasi cosa possa mettere a rischio il valore del campionato dopo la firma dell’accordo. “Il tema deve aver toccato qualcuno, non so perché” ha detto Urbano Cairo, presidente del Torino. Il riferimento, nemmeno troppo velato, è alle big che magari stanno già pensando alla Superlega (Juventus e Inter), e che quindi potrebbero essere soggette a sanzioni se dovessero lasciare la Serie A, danneggiando la media company.

Cosa succede ora

Il fronte delle piccole è favorevole sia all’accordo con i fondi sia a quello con Dazn sui diritti tv, mentre le big propendono solo per quest’ultimo. Ma i due schieramenti non hanno logicamente lo stesso peso: le grandi hanno maggiore disponibilità economica, e quindi minore necessità. Ciò significa che hanno il coltello dalla parte del manico.

Se la trattativa coi fondi dovesse naufragare ufficialmente, l’accordo sui diritti tv diventerebbe l’unica opzione percorribile, e le resistenze delle piccole non potrebbero durare ancora a lungo. Cairo ha proposto di riprendere la discussione con CVC-Advent-FSI per convincere la cordata ad alzare la propria offerta, ma non sembra che questa possibilità sia concreta.

Questo giovedì ci sarà un nuovo incontro per decidere sui diriti tv e le offerte di Sky e Dazn, e potrebbe già essere una data decisiva.

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