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Damiano Tommasi, da calciatore a politico: la storia

CuriositàDamiano Tommasi, da calciatore a politico: la storia

Damiano Tommasi è stato un calciatore molto apprezzato negli anni Novanta e Duemila, ma oggi potrebbe diventare sindaco di Verona. Ecco la sua storia.

È ancora presto per cantar vittoria, ma la notizia con cui molti si sono svegliati stamattina ha portato alla luce un legame tra calcio e politica che pochi conoscevano: in testa alle Comunali di Verona c’è Damiano Tommasi, ex-calciatore di 48 anni, attualmente alla guida di una coalizione di centrosinistra.

Il risultato è abbastanza clamoroso, e non solo per il passato sportivo di Tommasi, ma soprattutto perché Verona è considerata una roccaforte della destra: nella storia repubblicana, la città veneta ha avuto appena due sindaci di sinistra (il socialista Aldo Fedeli, dal 1946 al 1951, e Paolo Zanotto, appoggiato dal centrosinistra ma ex-Democrazia Cristiana, dal 2002 al 2007).

È ancora presto per cantar vittoria, si diceva, perché nella giornata di ieri si è votato solo per il primo turno delle Comunali, e sarà richiesto un ballottaggio il 26 giugno. Ma questo risultato è molto incoraggiante, visto che l’ex-centrocampista della Nazionale ha preso tra il 37 e il 41% dei voti, mentre i suoi avversari non sono andati oltre il 31%.

Dal centrocampo al centrosinistra: l’ascesa politica di Tommasi

Gli appassionati di calcio ricordano Damiano Tommasi soprattutto per essere stato un centrocampista di successo nella Serie A degli anni Novanta e Duemila. Nato nel 1974 a Negrar, nel Veronese, è cresciuto nel vivaio dell’Hellas fino ad arrivare, nel 1996, alla Roma, dove ha vissuto i suoi anni migliori.

Del Tommasi calciatore, allenatori e tifosi hanno sempre apprezzato la sua duttilità tattica: difensore centrale nei ragazzi dell’Hellas, il veronese si è poi evoluto in un’ottima mezzala, ma sotto la guida di Fabio Capello è arrivato a giocare anche da trequartista o da ala. Giocatore più da impostazione che da finalizzazione, ha vissuto anni d’oro alla Roma, vincendo uno scudetto e una Supercoppa italiana, e diventando un punto fermo della Nazionale tra il 1998 e il 2003.

La sua carriera è poi proseguita con varie esperienze anche all’estero (si ricordano soprattutto Levante, QPR e Tianjin Teda, ma anche un curioso epilogo coi sammarinesi del La Fiorita), ma fin dai tempi in cui giocava si è sempre distinto per il suo modo di porsi e per una certa attenzione al sociale. Già nel 2002, infatti, Tommasi venne premiato dall’Università di Roma – Tor Vergata per il suo impegno per la “lealtà, correttezza, impegno sociale e lotta al doping“.

Un’attenzione alle questioni anche non strettamente sportive, in un’ottica da cattolico di sinistra, che lo ha portato a occuparsi di politica anche prima di appendere gli scarpini al chiodo, succedendo a Sergio Campana alla guida dell’AIC, il sindacato dei calciatori italiani, già nel 2011.

Da allora, si è segnalato non solo per battaglie inerenti ai diritti contrattuali dei calciatori, specialmente durante i primi mesi della pandemia, ma anche per i suoi discorsi contro il razzismo (“Inutile girarci intorno: se qualcuno fa il verso da scimmia a un giocatore perchè è di colore, quello è razzismo: sento troppi sì ma. E anche se sono solo due, sono troppi“) e  in favore dello ius soli sportivo, per permettere ai giovani calciatori italiani di seconda generazione di poter giocare nelle nelle nazionali italiane prima del compimento dei 18 anni.

Il 29 giugno 2020, alla scadenza del suo mandato a capo dell’AIC, Tommasi ha dato le dimissioni dell’incarico, restando consigliere federale della FIGC (ruolo ricoperto dal 2018). Infine, nell’ottobre 2021 ha compiuto il nuovo passo della carriera politica, annunciando la candidatura a sindaco di Verona.

Come da lui stesso spiegato lo scorso gennaio all’Arena, il principale quotidiano scaligero, il suo programma qualora venisse eletto sindaco verterà sulla creazione di spazi aggregativi per i giovani, su una rinnovata attenzione per le periferie, sull’investimento nell’innovazione ma anche nell’economia sostenibile e nella transizione ecologica. “Credo che la mia generazione viva un periodo in cui la politica è vista negativamente – ha dichiarato – mentre è un’attività che dovrebbe avere il massimo della partecipazione”.

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