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Covid-19, la protesta degli allenatori contro le nazionali

Calcio EsteroCovid-19, la protesta degli allenatori contro le nazionali

Il calcio ai tempi del Covid-19 presenta un nuovo problema ora che si avvicinano le qualificazioni ai Mondiali, e i club non sono disposti ad accettare le limitazioni delle quarantene

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L’ennesimo problema del calcio ai tempi del Covid-19 lo sollevano, stavolta, gli allenatori della Premier League, e non del tutto a torto: a breve inizieranno le qualificazioni ai Mondiali 2022, e molti giocatori dovranno viaggiare in giro per il globo, ma per tornare poi nel Regno Unito dovranno essere sottoposti a un lungo isolamento.

“Se non si troverà una soluzione accettabile, i nostri giocatori resteranno a Liverpool – ha detto ieri Jurgen Klopp – Sono i club che pagano i calciatori e hanno la priorità”. La questione nasce in Inghilterra, per via delle sue rigide leggi anti-contagio, ma molto probabilmente si estenderà anche ad altri paesi e campionati. Mauricio Pochettino, tecnico del PSG, si è già unito alle proteste dei colleghi della Premier.

Cosa succede

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Il 24 marzo inizieranno le qualificazioni ai Mondiali di Qatar 2022, e molti giocatori dei club europei dovranno tornare nelle nazioni d’origine e poi spostarsi nel proprio continente per disputare i match. Il problema più grosso arriverà però quando questi giocatori dovranno rientrare nei club per i quali giocano nel resto della stagione: il Regno Unito, infatti, prevede una lista di 30 nazioni che, a causa del Covid-19, sono ritenute a rischio; chi proviene da questi paesi deve osservare quindi un periodo d’isolamento di 14 giorni.

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Fonte Immagine: @brunofernandes.10 (Instagram)

Tra questi paesi ci sono praticamente tutti quelli sudamericani, ma anche il Portogallo: proprio per queste ragioni, la sfida di Europa League tra Benfica e Arsenal del 18 febbraio ha dovuto essere disputata a Roma invece che a Lisbona. Per i club della Premier League, questo significa dover fare a meno per circa due settimane a giocatori come Alisson, Firmino, Diogo Jota, Bernardo Silva, Ederson, Ruben Dias, Cancelo, Gabriel Jesus, Bruno Fernandes e James Rodriguez.

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Una situazione che gli allenatori ritengono inaccettabile. Klopp, anche a causa del difficile momento dei suoi Reds, è stato il primo a lamentarsi, ma subito gli è andato dietro Guardiola, primo in classifica ma a capo della squadra che rischia di essere maggiormente danneggiata dalle leggi britanniche sul Covid-19: “Senza una soluzione di emergenza, i nostri calciatori non si muoveranno”. Subito gli ha fatto eco Ancelotti, e con lui altri allenatori importanti del campionato inglese, come Bielsa e Solskjaer.

I nuovi problemi del calcio col Covid-19

Il governo di Boris Johnson non sembra intenzionato a concedere alcuna eccezione, per cui al momento l’unica possibilità è quella dell’intervento della FIFA. Secondo l’attuale protocollo, i club possono rifiutarsi di fare partire i giocatori, ma questo creerà un conflitto con le federazioni nazionali, che rischiano di dover affrontare le qualificazioni ai Mondiali senza i loro migliori elementi.

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Un problema che riguarda in maniera massiccia il Portogallo, che ha gran parte della propria rosa impegnata in Premier League. La nazionale lusitana nei giorni scorsi ha ovviato al problema facendo trasferire la sfida contro l’Azerbaijan del 24 marzo nel campo neutro di Torino, invece che a Lisbona.

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Fonte Immagine: @neymarjr (Instagram)

Ma non tutti possono fare così: le nazionali sudamericane rischiano di essere decimate dalle leggi sul Covid-19 dei paesi europei, a meno di non trasferire in Europa tutte le partite. Il Brasile, per fare un esempio, rispetto all’ultima rosa convocata da Tite a novembre 2020 potrebbe ritrovarsi con appena quattro giocatori, cioè quelli impegnati nel campionato locale. E a marzo, la Seleção dovrà affrontare due sfide decisive, la trasferta in Colombia e la gara casalinga contro l’Argentina.

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La situazione negli altri paesi

Fuori dalla Premier League, finora si è sentita solo la voce di Mauricio Pochettino, tecnico del Paris Saint-Germain: “Serve una decisione equa. Club e federazioni non possono essere penalizzati”. A causa delle leggi sul Covid-19 approvate dal governo francese, il PSG dovrebbe rinunciare per due settimane a giocatori come Marquinhos, Neymar, Di Maria e Icardi.

Anche in Italia, a inizio febbraio, è stato deciso il blocco dei voli dal Brasile e, sebbene ancora non ci siano state proteste da parte degli allenatori della Serie A, i problemi dovuti ai regolamenti sul Covid-19 non mancano: gli juventini Alex Sandro, Danilo e Arthur dovranno essere sottoposti a quarantena al ritorno dalle qualificazioni, e la stessa cosa vale per l’interista Lautaro Martinez, che il 30 marzo andrà in Brasile con la sua Argentina.

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