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Cosa è cambiato nella preparazione atletica con il COVID-19

IntervisteCosa è cambiato nella preparazione atletica con il COVID-19

Un tema molto dibattuto prima della ripresa dei campionati post pandemia di COVID-19 riguarda la possibilità che uno stop così lungo e inedito potesse compromettere in qualche maniera la condizione fisica dei calciatori. Magari portando anche a sconvolgimenti sull’aspetto delle classifiche e della giocabilità. Abbiamo discusso proprio di questo e di alcuni aspetti della preparazione atletica con il dottor Corrado Saccone, ex preparatore atletico del Napoli per ben 8 anni e attualmente al Gjilani, squadra della Superliga kosovara.

Cosa (non) è cambiato nella preparazione atletica con il COVID-19

Da quando il campionato è ripreso, a conti fatti, gli infortunati non sono arrivati a un numero esagerato rispetto a un inizio di stagione “normale”. Si aspettava questo andamento?

“Credo che si sia parlato un po’ troppo di infortunati e probabili situazioni non ottimali di un giocatore. Un calciatore è un atleta, i ragazzi vengono da anni esperienza e cultura sportiva. Anche chi è stato costretto a uno stop più lungo nel suo piccolo si è allenato, con indicazioni da parte dei tecnici e dei preparatori. Io ora lavoro in Kosovo e ho dato indicazioni, ho seguito i miei giocatori, è andato molto di moda Zoom. Io l’ho utilizzato in maniera limitata, più personale.

Il giocatore, anche per cultura propria, oggi ha grandi basi per conoscere il lavoro che dovrebbe fare. Ovviamente non è allo stesso livello di un preparatore ma molti sanno come devono lavorare sulla forza. Il problema nasce dal fatto che lavorare in spazi stretti è una cosa, mentre farlo in spazi larghi è un’altra. Il tipo di forza durante un lavoro su un campo di 40 metri è diverso rispetto a quando ci si allena in un appartamento. Però almeno non si perde il 100% della forza o del lavoro aerobico.

Ovviamente tale forza non sarà dinamica ma di diverso tipo. Però con un po’ di attenzione e tempo a disposizione si è potuto riportare gli atleti a una certa condizione. La paura ha fatto sì che qualcuno si infortunasse nei primi tempi. Ma ripeto: basta avere un quadro chiaro e determinati infortuni si evitano. Con la mia squadra per esempio, almeno per ora, non abbiamo avuto alcun infortunato, pur pretendendo l’85-90% dai ragazzi. I grossi infortuni sono degli errori di valutazione. Nessuno in questi tre mesi è stato totalmente fermo. E parliamoci chiaro: i giocatori di Serie A hanno tutti un tapis roulant o una cyclette. Non è la stessa cosa, ovvio. Ma non è nemmeno restare fermi”.

Lei ha lavorato nel Napoli per molto tempo. Che effetto le ha fatto rivedere i giocatori in campo dopo la pandemia e in che condizioni li ha trovati?

“Ho viste le partite del Napoli in Coppa Italia, il ritmo non è stato esaltante ma le partite sono state degne per quello che dovevano essere in quel periodo. Io ho vinto due Coppa Italia e una Supercoppa italiana con il Napoli, sono stato contento per la vittoria. Insigne con me ha fatto 45 giorni prima del ritiro. Vedere certi giocatori che sollevano un trofeo dopo anni e che sono stati aiutati anche dal sottoscritto fa piacere”.

IL SASSUOLO DI DE ZERBI STA MATURANDO

Si tende a pensare che, tendenzialmente, i giocatori più brevilinei possano andare prima in condizione. Ma evidentemente non sempre è così.

“Non è detto che tutti abbiano una stessa risposta. Un calciatore con più una massa muscolare è più predisposto a un infortunio e non ha un’entrata in forma immediata se lavora male. Uno con meno muscoli e più leggero – come per esempio Mertens – di sicuro è avvantaggiato rispetto, per esempio, a un calciatore come Lukaku. Questo però se c’è una parità di lavoro e programmazione. Ogni lavoro è probabilmente personalizzato: se un preparatore atletico è preparato e intelligente, strutturerà un lavoro più soddisfacente a seconda dei casi. A parità di lavoro possiamo dire che i piccolini entrano in forma prima. Ma se si fa un lavoro specifico sulla biomeccanica di corsa e muscoli, allora si può ottimizzare.

Questa cosa non va generalizzata: la preparazione atletica è un fatto soggettivo. Io rido quando si legge che certe squadre hanno lavorato solo sulla forza. Il lavoro aerobico però va personalizzato. Certo, non singolarmente ma almeno in gruppi. Due giocatori come Mertens e Insigne per esempio, potrebbero lavorare insieme. Uno come Gabbiadini invece lavorerà con un calciatore che possiede una struttura simile alla sua. Alla fine, comunque, il preparatore atletico bravo non sbaglia in questo”.

Uno degli esempi di calciatore che forse è stato gestito male a livello muscolare è quello di Pato. Talento grandioso dal fisico fragile.

“Il problema emerge dove c’è l’esigenza di ottenere un risultato immediato, quindi aumenta anche la percentuale di rischio. Il Milan in quegli anni era competitivo, esposto su tanti fronti come Serie A, Coppa Italia e Champions League, ultra presente anche nei tornei estivi. Ovviamente un giocatore che viene stressato, al 100% logicamente si usura di più. Un giocatore che fa meno competizioni ha più tempo per recuperare. Il Milan all’epoca doveva vincere, così come un po’ la Juventus in questo momento. Un giocatore come Pato, che era un brasiliano e quindi già meno predisposto al lavoro tattico e fisico, non aveva ancora una struttura e non era ancora al top della sua performance muscolare. Con l’andare del tempo un infortunio ne chiama altri, perché c’è un riadattamento del tuo corpo alla prestazione.

Se ho un problema al ginocchio poi non correrò più allo stesso modo. Il mio corpo infatti si dovrà adattare ad angoli un po’ diversi, anche mentalmente io inizierò a proteggere di più quel ginocchio. Questo mi porta a una meccanica di corsa leggermente diversa che, a sua volta, può portare a infortuni. E un infortunio porta sempre una impercettible modifica al tuo corpo. Se il corpo si adatta prima, ok. Se non è pronto subito, può portare a stress muscolari”.

In molti, soprattutto sulla stampa specializzata, sostenevano che la “nuova” preparazione ai tempi del COVID-19 potesse cambiare le classifiche…

“Beh, non mi risulta che il Cagliari abbia avuto un improvviso incremento di risultati o che la Juventus sia crollata fisicamente. Con tutto il rispetto ma queste affermazioni sono dovute all’incompetenza di chi dice certe cose. Sicuramente ci sarà stata qualche difficoltà ma i lavori tecnici e fisici non sono stati stravolti. Liverpool e Bayern Monaco hanno vinto i rispettivi campionati, Barcellona e Real Madrid sono rimaste nelle prime posizioni. La Juventus – così come l’Inter e il Napoli – sta confermando un trend positivo di crescita.

Non credo che lo stop pregiudicherà la condizione fisica e nemmeno lo farà in futuro. Forse si giocherà con giornate più calde e si perderanno più energie, però nel mondo del calcio ci sono medici, fisioterapisti, preparatori atletici e tante persone competenti che possono dare un supporto valido. Non credo che si arriverà a un cambiamento totale della classifica o dell’aspetto prestazionale”.

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