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Riccardo Calafiori, la piccola ruspa

Serie ARiccardo Calafiori, la piccola ruspa

Nella nuova Roma ancora in costruzione, Riccardo Calafiori scalpita ed è pronto a prendersi il suo posto. C’è chi lo chiama “Ruspa”. Ma è una ruspa leggera ed elegante, precisa, di classe

Quando i medici di Villa Stuart iniziano ad analizzare i risultati della risonanza di Riccardo Calafiori quasi non credono ai loro occhi. Il ginocchio sinistro sembrava non esserci più, disintegrato, distrutto. “Una cosa così accade di solito nel motocross, non nel calcio – spiegarono – è un incidente che può succedere una volta ogni dieci anni”. Rottura di tutti i legamenti del ginocchio sinistro, della capsula e dei menischi. La carriera a rischio, la vita che sembra crollargli addosso.

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Era stato un intervento assassino dell’attaccante del Viktoria Plezen, Svoboda, avversario della Roma in Youth League al Tre Fontane, a mandare Calafiori a terra, in un mare di lacrime e di paura. “È arrivato il momento di tirare fuori veramente tutto ciò che ho dentro – aveva scritto il terzino su Instagram – Stavolta nessuna partita decisiva, nessuna finale da vincere. C’è la battaglia più importante della mia vita davanti a me e non posso certo tirarmi indietro. È arrivato il momento di mettere da parte il ragazzo, a tratti ragazzino che sono stato fino ad ora, e diventare Uomo”. Era l’ottobre del 2018, Calafiori aveva solo 16 anni e, fin lì, aveva giocato solo 4 minuti in campionato.

BORJA MAYORAL OBIETTIVO ROMA, RUOLO E CARATTERISTICHE

La carriera di Riccardo Calafiori, sempre sotto età

C’è una legge suprema nel calcio: quando sei piccolo ma giochi con quelli grandi, vuol dire che sei forte davvero. È un comandamento, una norma universale, una regola valida ovunque e sempre, nei campi di periferia e sotto i riflettori del Bernabeu, sull’asfalto sotto casa come sul prato dello stadio più bello. Riccardo Calafiori lo sa bene: classe 2002, da sempre alla Roma, fa tutta la trafila nelle giovanili e ogni volta lo chiamano quelli della categoria superiore. Come durante la stagione 2017-2018, quella del salto di qualità. Dovrebbe giocare con gli Under17, ma di fatto gioca anche con la Primavera di Alberto De Rossi, con cui mette a segno 5 reti e 2 assist in 17 presenze.

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La stagione di quelli che una volta si chiamavano Allievi, è da incorniciare. I giallorossi di mister Francesco Baldini arrivano in finale contro l’Atalanta. Lo scudetto si assegna la sera del 20 giugno, al Bruno Benelli di Ravenna. Calafiori parte dalla panchina. Passa in vantaggio la Dea, la Roma recupera prima della fine del primo tempo. Nella seconda frazione stessa cosa: orobici in avanti 2 a 1 e pareggio capitolino al 70esimo. Quando manca un quarto d’ora, il mister decide di mandare dentro Calafiori. La partita sembra avviata ai supplementari, ma il ragazzo è fresco, ha gamba per andare: prende palla a centrocampo, avanza sulla tre quarti, spinge sull’acceleratore e arriva sul fondo.

Un’occhiata rapida al centro, non serve neanche prendere la mira e con il sinistro disegna una palombella perfetta per la testa di Bucri. È il 3 a 2, la Roma è Campione d’Italia. “È davvero difficile, quasi impossibile, trovare le parole giuste per descrivere quello che abbiamo fatto in questa stagione” scrive Calafiori su Instagram. Intanto su di lui si accendono i riflettori. E arrivano le prime chiamate importanti. Dopo l’esordio in maglia azzurra a 14 anni e 11 mesi, con mister Antonio Rocca, e il primo gol in Under16 sotto la direzione di Daniele Zoratto, adesso lo vuole Carmine Nunziata, CT dell’Under17, per il Quattro Nazioni.

Calafiori corre, sulla fascia sinistra come nella carriera. E quando dovrebbe vivere la Primavera da protagonista, arrivano le chiamate dalla squadra dei grandi. La prima panchina a ottobre 2019, in Europa League contro il Borussia Mönchengladbach. Poi la prima da titolare, nella sfida contro la Juventus nella Serie A post Covid-19. E anche qui la sua firma, con un assist, per il 2 a 1 di Diego Perotti. “Notti magiche e sogni di una vita che si avverano”. Cosa ci può essere di più bello, in fondo, per un ragazzo romano di appena 18 anni?

Riccardo Calafiori, caratteristiche tecniche e ruolo

Da quel tremendo infortunio del 2018 a oggi, insomma, c’è tutto. C’è il passaggio in prima squadra, l’approdo alla corte di Mino Raiola, ci sono i rumors di mercato che lo volevano a un passo dalla Juventus. C’è anche un altro ko nel novembre 2019, una lesione al legamento collaterale mediale che lo terrà fuori 42 giorni. Ma c’è soprattutto un’estate, quella appena conclusa, vissuta da protagonista.

Perché nella nuova Roma ancora in costruzione, Calafiori scalpita ed è pronto a prendersi il suo posto. Le amichevoli contro Sambenedettese, Frosinone e Cagliari hanno dimostrato che il classe 2002 può essere una validissima alternativa a Spinazzola e la cessione di Kolarov va letta anche in questo senso. Su di lui, insomma, c’è la fiducia della dirigenza e di Fonseca.

Nelle giovanili ha giocato anche da centrale di difesa, ma adesso il suo regno è solamente la fascia sinistra. E il 3-5-2 dell’allenatore portoghese sembra essergli cucito su misura. Tecnico, preciso, abile a muoversi negli spazi stretti, dotato di gran corsa e di ottimo cross, buoni tempi di inserimento, sa farsi valere anche in fase difensiva, grazie a una buona struttura fisica, che deve senza dubbio essere incrementata.

A Trigoria, dove l’hanno blindato con un contratto fino al 2022, c’è chi lo chiama “Ruspa”. Ma è una ruspa leggera ed elegante, precisa, di classe. Che si è ritrovata a giocare tra carrarmati e trattori. Ma in fondo è questo che succede a quelli forti davvero. Lo dice la legge suprema del calcio.

di Lamberto Rinaldi

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