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Josef Bican, la leggenda del miglior marcatore di sempre

CuriositàJosef Bican, la leggenda del miglior marcatore di sempre

Josef Bican è da oltre mezzo secolo il miglior goleador di tutti i tempi nella storia del calcio professionistico, eppure il suo nome è quasi del tutto sconosciuto al grande pubblico.

Nella stagione in cui Cristiano Ronaldo si prepara a infrangere il suo leggendario record, fissato ormai nel lontano 1955 quando aveva ormai la bellezza di 42 anni, torna finalmente d’attualità il nome di Josef Bican, leggendario attaccante austriaco simbolo di un calcio lontanissimo da quello attuale e oggi sconosciuto alla stragrande maggioranza degli appassionati.

Con l’ungherese György Sárosi, il connazionale Matthias Sindelar e il nostro Giuseppe Meazza, Josef Bican è stato uno dei più forti campioni della sua epoca, centravanti con il gol nel sangue capace appunto di stabilire il record oggi insidiato da Cristiano Ronaldo: quello di miglior marcatore di sempre nella storia del calcio.

Un record che nessuno dei grandissimi che hanno scritto la storia del gioco più bello del mondo è mai riuscito a superare: 805 gol, più di Romario che si è fermato a quota 772 e più di Pelé, che in realtà ne avrebbe messi a segno ben 1281 ma soltanto poco più della metà – 761 – in gare ufficiali. Cristiano Ronaldo sembra ormai prossimo all’impresa che lo consegnerebbe alla storia, da cui il nome di Bican rischia così di sparire per sempre.

Non che oggi siano in molti a ricordarsi di lui. Eppure Josef “Pepi” Bican è stato un campione assoluto, leggenda del primo grande Slavia Praga e membro del fenomenale Wunderteam austriaco, la Nazionale che avrebbe dominato l’Europa se soltanto il destino non si fosse messo nel mezzo.

Josef Bican, un campione in lotta contro il destino

Un destino contro cui Bican ha costantemente lottato, riuscendo ad emergere grazie a una classe cristallina e a una feroce determinazione nell’inseguire il gol, qualità che lo hanno spinto a curare perfettamente il fisico in un’epoca in cui il declino poteva arrivare improvviso e ad emergere ancora giovanissimo.

Nel calcio che conta arriva appena 18enne, quando il difensore del Rapid Vienna Roman Schramseis lo nota mentre gioca nel modesto Farbenlutz: segnalato a Dyonis Schonecker, storico dirigente del club della capitale, il suo nome diventa improvvisamente noto pochi mesi dopo quando all’esordio da professionista segna ben 4 gol nel derby che il suo Rapid vince contro l’Austria Vienna di Sindelar.

josef bican
Josef Bican, secondo da sinistra, con lo Slavia Praga (Fonte immagine @OldFootball11 – Twitter)

Terzo grande idolo del calcio austriaco dopo i primi due idoli delle coffee house viennesi, Josef Uridil e appunto Matthias Sindelar, Bican ne era in effetti quasi la sintesi. Non potente come il primo, non geniale come il secondo, tuttavia abbastanza completo da lasciare il segno sul campo come e più di loro: poteva correre i 100 metri in poco meno di 11 secondi, il fisico robusto gli permetteva di resistere a qualsiasi difensore, il tiro fulmineo e preciso gli permetteva di colpire, di destro come di sinistro, da qualsiasi posizione e in qualunque momento.

Terrore delle difese avversarie, idolo dei propri tifosi, Bican fu inoltre uno dei primi veri e propri professionisti nella storia del calcio: papà Frantisek era morto, in seguito a un infortunio rimediato durante una partita, quando Pepi aveva appena 12 anni. Cresciuto in povertà, diede sempre grande importanza al denaro decidendo di vendere l’enorme talento di cui madre natura lo aveva dotato al miglior offerente: così entrò in rotta con il Rapid Vienna e si trasferì ai rivali dell’Admira, a sua volta “tradito” due anni più tardi per trasferirsi in Cecoslovacchia, allo Slavia Praga, poco prima dell’annessione dell’Austria alla Germania nazista.

Un bomber allergico ai regimi

Questo gli avrebbe impedito di brillare ai Mondiali del 1938, mentre in quelli precedenti in Italia avrebbe finito per insidiare il posto a Sindelar, pupillo del ct Meisl, prima di essere spostato all’ala e di uscire con i compagni contro gli azzurri padroni di casa, anche grazie a un arbitraggio sospetto di cui si sarebbe lamentato a lungo. Con lo Slavia Praga vinse 10 campionati cecoslovacchi e una Mitropa Cup da protagonista assoluto, mettendo a segno la bellezza di 516 reti in appena 285 partite, la media di 1,8 gol ogni 90 minuti.

Numeri che fanno impressione ma che comunque non possono descrivere al meglio un campione tanto epocale, costretto spesso a giocare anche contro gli stessi compagni invidiosi del suo talento e sempre in fuga dai regimi: da quello nazista, da cui scappò lasciando l’Austria nel 1937, e da quello comunista che temeva sarebbe arrivato in Italia – dove lo voleva la Juventus – e che invece lo avrebbe preso di mira a Praga alla fine della seconda guerra mondiale, considerandolo un borghese fin troppo benestante.

Appesi gli scarpini al chiodo nel silenzio generale imposto dal partito, Bican avrebbe vissuto in povertà il resto della vita almeno fino alla caduta del muro di Berlino: soltanto in quel momento il nome del grande campione sarebbe tornato d’attualità, per poi tornare a essere quasi una leggenda sussurrata dai pochi anziani che lo avevano visto giocare e che ancora avevano impresse nella memoria le sue straordinarie imprese.

Scomparso nel 2001 all’età di 88 anni, Josef Bican riposa nel cimitero Vyšehrad di Praga, in mezzo alle più grandi personalità della storia del Paese: poco prima, nel 1998, la nota astronoma ceca Lenka Kotková gli ha dedicato un asteroide. Un omaggio più che meritato per un campione costantemente in lotta contro il destino e allergico ai regimi, capace comunque di lasciare un segno indelebile nella storia a suon di gol.

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