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Storie di Mercato: Batistuta alla Roma

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Batistuta alla Roma, la storia del passaggio del centravanti argentino dalla Fiorentina alla Roma.

L’estate del 2000 è frenetica nella Capitale. Mentre impazza la festa per la vittoria dello scudetto della Lazio, l’altra metà di Roma, quella giallorossa, viene immediatamente scossa e rinvigorita dalla propria depressione con un acquisto sensazionale. Dodici mesi prima la Roma giallorossa aveva accolto Fabio Capello e con lui tanti sogni di gloria. Poi però la stagione non è andata nemmeno lontanamente secondo i piani: un sesto posto in campionato e l’onta dello scudetto conquistato dagli eterni rivali biancocelesti. Inutile sottolineare come l’aria fosse funebre dalla parte giallorossa del Tevere. Proprio a inizio giugno però arriva un fulmine a riscuotere la Roma dal proprio malinconico torpore, un ruggito che viene da Firenze e riporta entusiasmo e gioia in quella triste metà di Roma che stava assistendo, inerme, alle celebrazioni degli odiati vicini.

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La trattativa

Il 2 giugno 2000, attraverso un comunicato ufficiale la Roma annuncia l’acquisto di Gabriel Omar Batistuta e mette la parola fine a una telenovela che durava da praticamente un mese. Il 14 maggio infatti, giorno dell’ultima di campionato, dopo il 3-0 rifilato dalla Fiorentina al Venezia, il Re Leone aveva annunciato il proprio addio ai viola: “Non dirò mai cosa mi ha dato fastidio della società. Io voglio fare il calciatore, con il club non condivido tantissime cose. Ritengo giusto cambiare, per non soffrire più”.

Le parole di Batistuta scatenano naturalmente mille voci di mercato intorno a lui. Dopo nove anni e oltre 200 gol sotto la cupola del Brunelleschi è arrivato il momento per l’attaccante argentino di cambiare aria. Tante squadre s’interessano a lui, ma nel futuro del Re Leone c’è un’altra cupola, quella che svetta su Piazza San Pietro.

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Inter e Lazio ammiccano al giocatore, ma la Roma fa sul serio e sfrutta il proprio canale preferenziale. “Se devo vendere Batistuta, lo vendo alla Roma” dice il patron della Fiorentina, Cecchi Gori, e così la trattativa prende forma. È una questione lunga e faticosa, tra il 22 e il 23 maggio l’agente di Batistuta, Settimio Aloisio, arriva nella Capitale per chiudere l’accordo e la febbre a Roma sale.

La città impazzisce letteralmente. I tifosi iniziano a prendere d’assalto gli alberghi che, secondo le voci che si rincorrono, fanno da sfondo a quelle trattative serrate. Le radio tengono incollati ai loro microfoni migliaia di spettatori, in attesa di buone notizie. Poi, la sera del 23 maggio, Aloisio dà ai tifosi ciò che fremevano di sentire: “Ci siamo, è quasi fatta, manca solo firma, che Gabriel potrebbe mettere in Argentina. Non possiamo ancora dare l’annuncio per problemi tecnici, ma c’è solo la Roma, presto definiremo tutto”.

L’arrivo di Batistuta a Roma

Devono passare ancora diversi giorni di snervante attesa. Poi il 2 giugno arriva l’annuncio che chiude la questione. La Roma acquista Batistuta per la cifra monstre di 70 miliardi di lire, la più alta mai spesa, fino a quel momento, per un giocatore ultratrentenne. Un colpo pazzesco, che in un attimo spazza via l’ultima stagione deludente e oscura la festa scudetto dall’altra parte del Tevere.

Il Re Leone arriva finalmente nella Capitale il 6 giugno 2000. Lui sorride visibilmente e Roma canta di gioia. Bati incontra i giornalisti. “Sono qui per vincere” dice. Scalda subito la folla. Riceve il primo grande abbraccio della Curva Sud, piena nonostante il caldo torrido che segna l’inizio della stagione estiva romana.

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13.000 persone danno il benvenuto al Re Leone, celebrano quel colpo di mercato sensazionale. Si inizia a respirare l’atmosfera di festa che poi esploderà dodici mesi dopo, quando Batistuta manterrà la promessa fatta appena arrivato.

Il colpo Batisuta è il primo tassello verso la conquista del terzo scudetto della storia della Roma. Un’operazione che porta in giallorosso uno degli attaccanti più forti al mondo. Il 6 giugno 2000 la Capitale, vestita a festa per l’occasione, accoglie il Re Leone e inizia a scaldarsi, per poi infiammarsi e bruciare un anno dopo.

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