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Perché è stato arrestato Bartomeu, ex-presidente del Barcellona

Calcio EsteroPerché è stato arrestato Bartomeu, ex-presidente del Barcellona

Josep Bartomeu, discusso ex-presidente del Barcellona, è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta che lo vede responsabile di un’operazione di diffamazione ai danni di alcune bandiere del club

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Nella mattinata di oggi, la polizia catalana ha fatto irruzione nella sede del Barcellona per una serie di perquisizioni e, attorno a mezzogiorno, sono stati comunicati ben tre arresti, tra cui quello dell’ex-presidente del club blaugrana Josep Maria Bartomeu.

L’operazione sarebbe stata condotta nel corso delle indagini sul cosiddetto Barçagate, il caso scoppiato a febbraio 2020 e riguardante il presunto accordo tra le dirigenza blaugrana e una società di comunicazione online con il compito di screditare pubblicamente chi si opponeva a Bartomeu.

La storia del Barçagate

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Nel febbraio 2020, la nota emittente radiofonica spagnola Cadena Ser (posseduta dal Grupo PRISA, lo stesso di El Pais e As), attraverso la trasmissione sportiva El Larguero, rivelava l’esistenza di un accordo segreto tra la dirigenza del Barcellona, all’epoca presieduta da Bartomeu, e i3 Venturas, un’azienda specializzata nella comunicazione sui social.

Quest’ultima sarebbe stata largamente finanziata per creare un centinaio di profili Facebook e Twitter falsi e, tramite essi, screditare pubblicamente alcuni nemici di Bartomeu. Come ad esempio Leo Messi, spesso critico verso la gestione del club e che, in quel momento, non aveva ancora rinnovato il suo contratto (contratto che ancora oggi è in scadenza a fine giugno).

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Ma nel mirino di i3 Venturas c’erano anche altre figure ritenute in qualche modo pericolose per la reputazione del presidente, e che pertanto dovevano essere oggetto di una campagna online. L’altra bandiera del Barcellona, Gerard Piqué; due leggende come Pep Guardiola e Xavi, simboli di una diversa epoca e filosofia societaria spesso ritenuta corrotta dalla gestione Bartomeu; Antonella Roccuzzo, moglie di Messi; e perfino Carles Puigdemont, ex-presidente catalano al centro del controverso referendum indipendentista del 2019.

Bartomeu e i suoi collaboratori avrebbe versato a i3 Venturas circa 1 milione di euro in operazioni separate del valore sempre inferiore a 200.000 euro, così da non dover chiedere l’autorizzazione alla giunta societaria. Sia il presidente blaugrana che la società al centro dello scandalo avevano detto subito di non avere nulla a che fare con questa storia – “È falso, e ci difenderemo nei modi dovuti: mai abbiamo voluto gettare fango su qualcuno” aveva detto Bartomeu – ma le improvvise dimissioni di Montserrat Font, storica direttrice finanziaria del Barça, avevano alimentato ulteriori sospetti.

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L’indagine e l’arresto di Bartomeu

La giudice catalana Alejandra Gil ha così aperto un’indagine, condotta nel più totale riserbo per oltre un anno. Un periodo in cui la situazione economica e tecnica del Barcellona ha fatto molto discutere, conducendo infine alle dimissioni di Bartomeu dello scorso 27 ottobre, dopo più di sei anni di presidenza.

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Nel mattinata di oggi, i Mossos d’Esquadra, la polizia della Generalitat de Catalunya, sono entrati nella sede del Barcellona per compiere delle perquisizioni e, poche ore dopo, sono stati annunciati gli arresti dello stesso Bartomeu e quelli di due suoi stretti collaboratori, il CEO Oscar Grau e il direttore dell’ufficio legale del club Roman Gomez Pontì.

Tempismo perfetto, considerato che la prossima settimana si terranno finalmente le nuove elezioni presidenziali del Barcellona, un evento cruciale per il futuro del club che, oltre allo scandalo, sta vivendo una drammatica situazione economica, una crisi sportiva e, come se non bastasse, rischia di perdere a parametro zero Messi, intenzionato a non rinnovare il contratto.

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