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Forse dovremmo imparare a lasciare in pace Balotelli

OpinioniForse dovremmo imparare a lasciare in pace Balotelli

Di Balotelli si parla sempre tanto, troppo, per la sua vita extra-campo, anche quando non c’è niente di cui parlare. L’attaccante è diventato, in questi anni, un personaggio da stampa scandalistica, e non solo per sua responsabilità.

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“Balotelli ne ha combinata un’altra”. Quante volte vi è capitato di leggere un titolo dal tono simile sulla stampa sportiva? L’ultima è avvenuta proprio ieri, con diverse testate che hanno riportato l’ennesima “follia” dell’attaccante. Quale? Aver messo su un Instagram il numero di un amico facendo credere fose il suo, per fargli uno scherzo. Ma è davvero una notizia che merita un articolo sulla Gazzetta?

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Il problema è che, negli anni, attorno a Balotelli si è costruita l’immagine del calciatore-scandalo, che combina sempre qualcosa di discutibile e che, per questo, genera visualizzazioni sui siti. Si parla tanto, con tono critico, dei suoi “comportamenti fuori dal campo” e non di quanto la stampa li abbia sempre enfatizzati.

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Balotelli, il calciatore-scandalo

Si sa che Mario Balotelli è un giocatore con un carattere difficile e un talento mai del tutto sbocciato; alcune sue intemperanze di gioventù hanno però ottenuto una forte sovraesposizione mediatica, rendendolo una figura controversa. Ma d’altronde Balotelli “controverso” lo è dalla nascita: in un paese dove ancora esiste un razzismo latente, avere un campione nero con cognome italiano (ma non la cittadinanza, visto che ha dovuto attendere fino ai 18 anni per ottenerla), è diventato il simbolo di qualcosa di più grande, criticato anche per ciò che indirettamente rappresentava.

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La Treccani ha addirittura registrato la voce balotellata, citando diversi esempi riportati sulla stampa. La prima attestazione sarebbe apparsa l’11 agosto 2010 su Repubblica: Balotelli aveva 20 anni, e quell’estate si trasferiva dall’Inter al Manchester City. Per capirci: appena adulto, e i media avevano già coniato un termine specifico per i suoi comportamenti.

Ci si è ritrovati a scrivere sui giornali di cose che, di norma, non farebbero notizia per nessun altro calciatore: il suo voto all’esame di maturità, la volta che è stato “pizzicato” con una rivista erotica (dove starebbe lo scandalo, viene da domandarsi), il “litigio” in allenamento con un pettorina, il giardino di casa trasformato in una pista per quad. Con Balotelli, tutto diventa scandalo, tutto diventa occasione di inutile moralismo.

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Ha un bel dire Furio Zara su GQ che Balotelli è “fedele all’immagine che ha costruito in questi anni”, come se fosse stata tutta opera sua. Online si trovano le gallery con le sue più incredibili balotellate, alcune al limite del ridicolo, ma non per ciò che ha fatto il calciatore, quanto per la necessità di parlarne. Una volta un mafioso lo ha accusato di essere venuto a Scampia a spacciare per gioco: ma è credibile una storia del genere? Non si avvertono gli echi di un qualche fastidioso stereotipo razzista? Non importa, perché la stampa, anche quella che dovrebbe essere più seria, prende e pubblica, senza il minimo filtro.

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Nelle classifiche delle sue “imprese” ci si trova anche quella volta in cui, vinti 28.000 euro al casinò, Balotelli ha scelto di regalarne 1.000 a un senzatetto, e anche questo ha fatto scalpore: il calciatore viziato che regala i soldi, perché non ne capisce il valore; “l’amico dei barboni” come scrive Libero. Lo scorso Capodanno tutti i siti hanno riportato la notizia che, dopo una notte di follia, Balotelli avrebbe sfasciato un’auto alle sei del mattino; nessuno ha verificato e pochi, poi, hanno corretto: non c’era lui al volante, ma un suo amico.

Attorno alla figura extra-campo di Mario Balotelli, in questi anni, si è diffusa così tanta cattiva informazione che non è più possibile capire se lo stereotipo della sua vita sregolata sia vero o solo un’esagerazione dei media, che hanno pompato a dismisura storie per la verità abbastanza comuni, che ben si sono sposate con le prestazioni ondivaghe del giocatore sul terreno di gioco. Forse, ci servirebbe una stampa meno modello tabloid, più seria anche nel modo in cui racconta i vip.

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