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Battute, proposte e futuro: Allegri si prepara a tornare in panchina

Serie ABattute, proposte e futuro: Allegri si prepara a tornare in panchina

L’ex tecnico della Juventus, Massimiliano Allegri, è tornato a parlare in tv analizzando diversi temi caldi del calcio attuale

Massimiliano Allegri è tornato a parlare davanti alle telecamere dopo quasi due anni di silenzio. Tanto è passato da quando la Juventus ha deciso di lasciarlo libero per affidarsi a Maurizio Sarri. Da quel tempo, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, perché mentre l’ex tecnico bianconero si guardava intorno per decidere il proprio futuro, il suo successore vinceva lo Scudetto e poi passava la mano ad Andrea Pirlo.

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Ora le cose in casa juventina non vanno bene, ma Allegri – ospite della trasmissione Sky Calcio Clubha negato ogni possibilità di un eventuale ritorno alla corte di Agnelli: “Non tornerò alla Juventus, lì c’è Pirlo e sta facendo bene”. Un dribbling, quello del livornese, di quelli che gli riuscivano già bene quando era obbligato a saltare polemiche a cadenza settimanale, soprattutto dopo il suo ultimo periodo alla Juventus.

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Allegri torna in panchina?

Alla Juventus no, da qualche altra parte sì: “Ho voglia di tornare a lavorare, sicuramente lo farò a giugno” ha detto Allegri, glissando quando dallo studio gli hanno domandato se la sua destinazione futura fosse una squadra tra Roma e Napoli con un democristiano “non so ancora nulla, si stanno facendo delle valutazioni”.

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allegri
Fonte immagine: @Fantacalcio (Twitter)

Le idee, però, sono chiare tanto quanto la voglia di rimettersi in gioco: “In questo periodo ho fatto parecchie riflessioni, soprattutto sul calcio italiano: credo che le eliminazioni di quest’anno debbano far riflettere sul fatto che il calcio sia roba seria, fatta di equilibri. Ultimamente – ha concluso Allegri – ho visto molte partite, cosa che in passato non mi piaceva fare, per tenermi aggiornato”.

Giochisti o risultatisti?

Sull’eterna faida tra gioco propositivo e gioco speculativo, Allegri ha ammesso: “Io sono cresciuto con allenatori della vecchia scuola, non credo sia tutto da buttare così come penso ci sia del buono anche nel calcio di oggi”. A proposito di equilibrio, la riflessione va fatta anche sul singolo calciatore: “Bisogna mettere al centro di nuovo il giocatore e lavorarci. La tattica serve, ma poi in Europa affronti giocatori che passano la palla a cento all’ora”.

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La ricerca compulsiva della modernizzazione del calcio mediante il gioco ha prodotto, secondo Allegri, situazioni poco positive: “Oggi come oggi – dice l’ex allenatore della Juventus – i giocatori sono diventati uno strumento per dimostrare che gli allenatori sono bravi. Io sono stato innamorato perso dei miei giocatori, ma non si può mettere al centro la tattica se non hai i giocatori giusti”.

La sua avventura alla Juventus

Allegri ha poi parlato della chiusura con la Juventus, arrivata dopo un lustro pieno zeppo di successi: “Sono stati cinque anni bellissimi e molto intensi – ha dichiarato Max – la chiusura del ciclo è arrivata naturale. Cosa è successo con Andrea Agnelli? C’è stata una diversità di vedute. Non ce ne siamo nemmeno resi conto, è stata una chiusura naturale. La scelta è stata del presidente ovviamente, ma con lui sono rimasto in ottimi rapporti”.

 

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Al centro di tutto, come raccontavano le cronache dei tempi, c’era probabilmente una differente visione per quanto riguarda il rinnovamento di una squadra che Allegri avrebbe preteso, non corrisposto dalla società. Da lì la scelta di virare su Sarri, del quale il livornese dice di “non aver saputo nulla” fino al giorno della nomina, aggiungendo una postilla finale sulla recente eliminazione della Juventus dalla Champions League.

“La Juventus è stata sfortunata, forse nelle due gare avrebbe anche meritato di passare, ma io ne faccio un discorso globale” ha chiosato Allegri. Infine, una battuta sul grande argomento attuale, quello della costruzione dal basso: “Chi è che non la fa? Il punto è un altro: dobbiamo a tornare all’abc nei settori giovanili, insegnare la tecnica perché è un piacere vedere dialogare i calciatori bravi”. Discutibile, forse, sicuramente mai banale.

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